Nei primi tempi gli atleti indossavano una cintura (perìzoma) che compare in numerosi vasi dipinti a figure nere ma cessa di essere rappresentata nelle raffigurazioni successive al 6° secolo a.C. Filostrato, nel suo trattato Sull'arte della ginnastica, si sofferma sui preliminari che precedono i combattimenti, descrivendo gli atleti intenti a frizionarsi il corpo con olio e a ricoprirlo con un sottile strato di polvere o sabbia, in modo da renderlo viscido. Ma il professionismo, la corruzione, gli eventi militari e politici, uniti all'affievolimento o alla scomparsa delle credenze pagane, avevano ormai eroso l'essenza stessa dei Giochi Olimpici snaturandola prima, spegnendola poi. Si ha notizia di un solo cedimento all'epoca della partecipazione di Nerone ai Giochi della CCXI Olimpiade, quando tollerarono lo spostamento della data di svolgimento delle Olimpiche e consentirono all'imperatore di aggiudicarsi, violando le regole, numerosi allori. Nonostante il silenzio delle fonti, si deve ritenere che fossero previste norme per limitare la violenza degli scontri. Le regole prevedevano anche una speciale dieta a base di pane, fichi e formaggio fresco cui, solo più tardi, fu consentito aggiungere una limitata quantità di carne. Grandissima importanza era data all'abilità: non era sufficiente rovesciare l'avversario, bisognava farlo correttamente, nel pieno rispetto delle regole, avvalendosi soprattutto delle doti di astuzia. Ebbe così origine il culto agonistico che metteva in contatto il mondo della religione con quello dell'atletica, conferendo alle gare un carattere di sacralità. Tu fagli la cintura. Il primo dei thesauròi fu eretto dagli abitanti di Gela verso la fine del 7° sec. Non mancarono accuse nei confronti del pubblico, colpevole di esaltarsi con dissennata e incontrollata passione per le imprese dei campioni. L'agone delle ragazze viene ricondotto ad epoca antica". Le pitture delle anfore panatenaiche testimoniano, infatti, che l'uso dei gambali e delle lance scomparve intorno al 450 a.C.; da allora fu concesso agli atleti di indossare solo elmo e scudo. Scrive Tucidide nella Guerra del Peloponneso: "i Giochi, durante i quali vinse per la prima volta nel pancrazio Androsthenes di Arcadia, furono vietati ai lacedemoni, poiché si erano rifiutati di pagare la multa che gli elei avevano loro inflitto in virtù dei regolamenti olimpici. Con il loro apporto l'addestramento divenne scientifico, programmato, finalizzato ed essi furono ben retribuiti, a volte anche a spese dell'erario. Il primo elenco conosciuto degli olimpionici antichi fu compilato, intorno al 400 a.C., dal sofista Ippia di Elide e venne successivamente integrato da altri pensatori e cronisti dell'antichità, tra i quali figura anche Aristotele (384-322 a.C.). Le gare, all'inizio, erano riservate esclusivamente agli abitanti di Atene e in origine non ebbero rilevanza al di fuori dei confini cittadini, per non accrescere ulteriormente il prestigio di Atene. Prima di esaminare e approfondire gli eventi politici e religiosi che portarono all'intervento dell'imperatore, sarà utile soffermarsi su un fatto storicamente incontestabile: l'inizio del declino dei Giochi non coincise con vistosi eventi esteriori ma fu avvertito gradualmente e molto lentamente. Vita e morte, infatti, per gli antichi greci, erano in relazione dialettica tra loro; di conseguenza, secondo le antiche credenze, gli atleti che gareggiavano nei giochi traevano vigore proprio dagli eroi scomparsi, in onore dei quali si svolgevano le competizioni. Nel caso in cui dopo l'estrazione fosse rimasto un atleta dispari e cioè senza accoppiamento, questi passava al secondo turno senza combattere; tale vantaggio, in caso di vittoria finale, veniva riportato nelle iscrizioni degli elei. Recentemente, però, gli studiosi, anche grazie a una più scrupolosa analisi delle fonti storiche e letterarie, hanno assunto nei confronti dell'antica tregua una posizione più critica e differenziata rispetto al passato, mettendo in discussione l'equivalenza tregua olimpica=pace universale e sostenendo che l'ekecheirìa avesse effetti molto più limitati nel tempo, nello spazio e nella portata. In conseguenza del deplorevole episodio, da quel momento fu impedito agli ellanodici, con apposite norme, di prendere parte alle competizioni. Nel 616 a.C. (XLI Olimpiade) il primo vincitore del pugilato per ragazzi fu un oriundo di Sibari; nella XLVI si affermò nello stàdion per ragazzi un atleta di Mileto, Polymestor; da Samo proveniva Pythagoras, vincitore nel pugilato nella XLVIII edizione. Concorreva a garantire l'ekecheirìa anche il fatto che fosse ritenuta una disposizione divina, in quanto originata da una sentenza dell'oracolo delfico. La fonte storica primaria sulle origini dei Giochi è costituita da Pausania, memorialista e geografo vissuto nella seconda metà del 2° sec. Pochi giorni prima dell'inizio della festa, gli ellanodici, gli atleti, gli accompagnatori e le delegazioni ufficiali formavano un imponente corteo che muoveva da Elide verso Olimpia, percorrendo la via sacra. Gli spartani furono, infatti, accusati di aver invaso Firco e Lepreo dopo la proclamazione della tregua sacra e, pertanto, furono condannati a pagare una multa di due mine per ogni soldato invasore. I padroni di casa della piccola Elide non erano in condizione di dare ospitalità alla gran folla dei visitatori. Solo così si possono individuare le profonde radici dell'agonismo (oggi diremmo dello sport), identificarne i valori originari e i contenuti ideali. Gli ateniesi rimasero esclusi per ben tre edizioni dai Giochi, finché non pagarono la pesante ammenda per l'infrazione del loro concittadino. Nella seconda metà del 4° sec. L'atleta nel lancio utilizzava un'impugnatura costituita da un laccio di cuoio, l'amentum, lungo 30-45 cm, che veniva girato più volte attorno all'asta. e rimase il più grande. La scena del frontone anteriore rievoca la sfida tra Pelope ed Enomao raffigurati nel momento in cui si apprestano a salire sui carri; in mezzo a loro compare Zeus, con lo sguardo rivolto verso Pelope, predestinato alla vittoria, mentre negli angoli sono l'Alfeo e il Cladeo, nelle fattezze di giovani vigorosi. I rappresentanti di pòleis in guerra si incontravano per mettere fine alle loro contese e stipulare armistizi, trattati di pace o alleanze, i cui termini venivano comunicati a Olimpia per assicurarne l'immediata diffusione in tutto il mondo greco. Terminati i riti religiosi, giungeva la fase solenne del giuramento (hòrkos) che si componeva di due parti: nella prima gli atleti dichiaravano solennemente, davanti a Zeus Horchios, di avere tutti i requisiti richiesti per partecipare ai Giochi e di essersi allenati almeno per dieci mesi consecutivi; nella seconda promettevano di gareggiare nel rispetto delle regole, con lealtà e con onore. Dopo l'Heraion, il tempio più antico fu il Pelopion, santuario dedicato dagli achei di Pisa a Pelope, che rappresentò il nucleo iniziale del successivo tempio di Zeus. La 2a Mostra Nazionale d'Arte ispirata allo Sport (Roma 1940) Tuttavia i giochi olimpici non erano assolutamente unici. Nella corsa delle quadrighe solo i due cavalli al centro venivano aggiogati alla barra del carro, mentre gli altri erano legati ai primi mediante una fune che li lasciava più liberi. Esaurite le prime quattro prove del pentathlon, l'ultima competizione era la lotta, che si svolgeva con le stesse modalità previste nell'analoga prova individuale. a.C. fu innalzato il Prytaneion, un edificio quadrangolare di 33 m per lato appartenente all'amministrazione pubblica del santuario. Vari ritrovamenti archeologici testimoniano l'esistenza di pratiche agonistiche anche a Creta, la grande isola del Mediterraneo orientale culla della civiltà minoica. I riferimenti letterari di epoca classica non consentono di acquisire una sufficiente documentazione per illustrare i dettagli tecnici della gara. a.C. i Giochi tornarono ad Argo ove furono ospitati fino ai tempi dell'invasione romana. Eccessi e sete di denaro furono le premesse dei primi casi di corruzione, tentati o consumati. Pausania narra che un atleta di Atene, di nome Kallias, conquistò la vittoria nella LXXVII Olimpiade (472 a.C.), dopo uno scontro durato un'intera giornata e terminato a notte inoltrata. Si è già detto come le feste di Olimpia, per gli antichi greci, fossero espressione di una comunanza cultuale e culturale, intesa però come realtà preesistente da rinnovare e non come un progetto politico da perseguire. Secondo un giudizio diffuso, l'evento che più di altri ebbe una influenza determinante sulla fine dei Giochi dell'antica Grecia fu l'avvento della religione cristiana e il suo rapido diffondersi in tutto l'Impero Romano. Nel 393 d. C. , però, dopo 11 secoli e 293 edizioni, l’imperatore Teodosio, su richiesta ... edizioni delle Olimpiadi antiche era stata disputata nel 393 d. C.). Come nella lotta e nel pancrazio, non esistevano categorie in base al peso e solo a partire dalla XLI Olimpiade (616 a.C.) fu riconosciuta una distinzione, in rapporto all'età, tra ragazzi e adulti. Dopo alcuni anni, nel 365 a.C., gli elei cercarono una rivincita attaccando Lasione, una città fortificata ai confini dell'Arcadia, ma furono respinti. Queste tribù non vivevano in città vere e proprie, ma in villaggi non fortificati: per gli invasori dori fu agevole impadronirsi del loro territorio e costringere gran parte di loro a emigrare. Nella LI Olimpiade (576 a.C.) gli atleti di Crotone si aggiudicarono i primi sette posti nella finale. Sebbene per quanto riguarda i giochi i romani non imposero la legge del vincitore ma accettarono le regole, rispettarono i riti, onorarono gli dei della città sacra, con il passare del tempo la loro decisiva influenza sul definitivo decadimento dei costumi della società ellenica incise anche sui valori dell'atletismo. Il bassorilievo sulla base di una statua eretta da Atarbo per commemorare le vittorie riportate da un coro pirrico nelle Panatenee rappresenta otto giovani nudi con elmo e scudo, che danzano sotto la guida di un maestro vestito con un lungo mantello. a.C.) non differiscono molto da quelle dei secoli successivi, per cui le caratteristiche stilistiche degli atleti sembrano ben definite. Nel 5° sec. Quadriga tirata da puledri (296 a.C.-153 d.C.): sono note sei edizioni. Per non spostare la tribuna degli ellanodici, collocata all'altezza del traguardo, nelle gare di dìaulos e il dòlichos il via veniva dato sulla fascia di pietra opposta alla linea di partenza dello stàdion e la linea di partenza veniva pertanto a coincidere con quella d'arrivo della corsa veloce. Di conseguenza un incontro di lotta poteva durare anche una giornata. Per quanto riguarda le modalità di effettuazione della prova, ci si può riferire alle numerose raffigurazioni che compaiono sulle anfore panatenaiche. È molto probabile che queste cavità avessero la duplice funzione di assicurare il regolare allineamento dei corridori e di agevolarne la spinta al momento dello scatto. Due anni dopo gli arcadi, non volendo essere considerati sacrileghi profanatori dei luoghi sacri, riconsegnarono agli elei la direzione delle Olimpiche. a.C. (XCIII Olimpiade) si affermò il primo macedone, Archelaos, proprietario di una quadriga. I suoi membri, tutti sacerdoti e notabili, erano eletti per un quadriennio, risiedevano a Olimpia ed entravano in funzione dieci mesi prima dell'inizio delle gare. Select Your Cookie Preferences. La maggior parte di queste gare costituì successivamente il programma di base dei Giochi Olimpici. Con tale sistema coloro che non si trovavano sulla perpendicolare della mèta e che perciò dovevano percorrere una distanza maggiore per raggiungerla, avevano il vantaggio della velocità di abbrivio nel momento in cui aveva inizio effettivamente la corsa. Pertanto, dieci mesi prima della celebrazione dei Giochi, essi erano sottoposti a un intenso tirocinio sotto la guida dei nomophylàkes ("guardiani della legge"), responsabili dell'insegnamento delle norme olimpiche e della loro interpretazione. La tecnica è descritta da Filostrato: "l'atleta, dopo aver cosparso l'attrezzo con sabbia per aumentare la presa, si portava su una pedana, piccola e sufficiente solo per un uomo, delimitata davanti e ai lati, ma aperta posteriormente, cosicché il lanciatore aveva la possibilità di prendere l'avvio per darsi lo slancio". Nel mondo greco anche le donne svolgevano attività atletica, con una partecipazione più significativa di quanto le stesse fonti lascino intravedere. Dal 776 al 724 a.C., e cioè per le prime quattordici edizioni, come si è visto, il programma delle Olimpiche prevedeva solo la disputa della gara di corsa veloce, lo stàdion. Il primo gruppo era formato dai bombi, specialisti in ovazioni rumorose, il secondo era costituito dagli imbricii che si esprimevano con applausi e grida più composte, il terzo (testae) era addetto alle grida sillabate molto diffuse negli stadi moderni. Sign up for our newsletter for a chance to win $50 in free books! Filostrato narra che la corsa dello stadio originava da una consuetudine religiosa. Le decisioni degli ellanodici sui casi controversi dovevano essere prese nello spazio di una sola giornata, in analogia a quanto era previsto ad Atene per i procedimenti giudiziari, che dovevano assolutamente concludersi nello stesso giorno in cui venivano iniziati. Ciò accadeva già nel 7° secolo a Sparta, dove il culto della prestanza fisica era molto forte ma dove ancora più sentita era la necessità di indirizzare le qualità fisiche dei cittadini a beneficio della comunità e non all'esaltazione o al vantaggio individuali. Alle origini dell'agonistica la dieta degli atleti era per lo più vegetariana, così come lo era quella della gente comune che si nutriva dei prodotti dei campi, ma già nel 2° sec. L'atletismo non era avversato in quanto tale, ma per la sua collocazione esagerata nella scala dei valori sociali. Filostrato così descrive l'andatura dei corridori: "muovono le gambe in un movimento alternato con le braccia per la velocità, quasi sollevati dal terreno dal movimento delle mani". La sorte della statua di Zeus è avvolta nel mistero. Ma il malcostume dilagante non colpì solo i concorrenti, fece vittime anche tra gli ellanodici: durante la XCVI Olimpiade (396 a.C.) Leon d'Ambracia, battuto da Eupolemos di Elide nella corsa veloce, accusò il vincitore di averlo volontariamente danneggiato; uno dei tre giudici accolse il reclamo, gli altri due lo respinsero; Leon non accettò il verdetto e accusò di corruzione gli ellanodici che gli avevano dato torto; il Gran Consiglio diede ragione all'atleta e punì con l'espulsione i giudici colpevoli. La cosa non stupisce più di tanto, vista la scarsa considerazione in cui erano tenute le donne nella Grecia classica. Sempre al 7° secolo risalgono alcune pitture di anfore che raffigurano una grande varietà di manubri, alcuni di pietra, altri di metallo, lavorati rozzamente per ottenere una forma sagomata e con un incavo per facilitarne la presa. Conosciamo il nome di 41 vincitori. Un'iscrizione rinvenuta presso lo stadio di Rodi informa che ogni atleta poteva effettuare cinque lanci. Polibio racconta che l'Elide grazie alla neutralità di cui godeva non fu obbligata a fortificare le città, non dovette tenere un esercito in armi, non fu coinvolta nei conflitti così frequenti tra le pòleis greche e non partecipò alla difesa del territorio quando l'intera Grecia dovette impegnarsi contro un nemico esterno. Ambedue concordano sul fatto che le feste Olimpiche all'inizio, sino alla ottava edizione, furono dirette dagli elei. Adesso a te, prendilo dal di sotto con il braccio destro e fagli una cintura dove ti ha afferrato dal di sotto; avanza la gamba sinistra contro il fianco suo. La linea di partenza per le corse era indicata per tutta la larghezza della pista da una lastra di pietra larga circa mezzo metro, sulla quale, longitudinalmente, a intervalli di 1,20 m, erano sistemati i pali per separare i concorrenti e delimitare le corsie. È qui che l'agonismo nacque in stretta connessione con la religione e i suoi riti, per poi svilupparsi anche in rapporto alle esigenze dell'addestramento militare. Comunque, sostenevano di aver agito in buona fede. Nelle prime edizioni i lottatori disputavano i loro incontri in mezzo allo stadio, in una fossa denominata skàmma. Al luogo si attribuì, sin da epoca remota, un carattere sacro, connesso probabilmente con i movimenti tellurici frequenti nella zona e con le esalazioni delle numerose sorgenti solforose. Per i minori prestavano giuramento i genitori. Un altro indizio che tende a ridimensionare la portata della tregua sacra si fonda sul fatto che in Grecia si svolgevano numerose feste agonali che occupavano praticamente gran parte dell'anno e in particolare i mesi estivi, periodo nel quale più sovente si intraprendevano azioni militari. A lui si deve, tra l'altro, la costruzione del portico che conduceva gli atleti nello stadio. Nella sua opera Anacarsi, egli fa riferimento a un'urna d'argento contenente dadi contrassegnati da lettere dell'alfabeto, corrispondenti ai nomi dei competitori. Nell'edizione successiva e solo in tale occasione, fu inserito il pentathlon, poi soppresso in quanto ritenuto specialità troppo faticosa per i ragazzi. Epitteto non azzarda pareri tecnici, ma si limita a osservare che la preparazione per le corse di resistenza è diversa da quelle per le prove veloci, in quanto a dieta e massaggi. La collina del Kronion, alle cui pendici giaceva la città sacra, era ricoperta da un bosco di querce, pini e ulivi selvatici, chiamato in greco àlsos, da cui derivò la forma dialettale che diede il nome all'Altis, il recinto sacro dove si svolgevano riti e gare, costituito in origine da un quadrilatero irregolare di 200x157 m circondato da un muro. Successivamente, gli elei, sconfitti dagli arcadi, persero una parte del loro territorio e le tribù si ridussero a otto; di conseguenza, anche il numero degli ellanodici fu ridimensionato. ... Gli olimpionici antichi (776 a.c.-393 d.c.), Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati. We sell books on Natural History, science, literature, history, travel, mountain, ecc. Su un calice conservato a Berlino viene data la descrizione più completa della corsa con le armi: vi compaiono tre atleti che rappresentano tre diverse fasi della competizione; sulla destra è dipinto un corridore che si accinge alla partenza nella classica posizione di attesa già rilevata nella statuetta di Tubinga; a sinistra è raffigurato un secondo atleta nell'atto di voltarsi per controllare gli avversari, prima di girare attorno al palo per l'inversione di corsa; il terzo corridore che guida la gara occupa la posizione centrale del dipinto. Era vietato soltanto mordere e introdurre le dita negli occhi dell'avversario. Fu creata un'apposita curia per proteggere gli interessi della categoria (una specie di sindacato ante litteram) e si costituirono varie corporazioni di atleti professionisti. a.C. fu aggiunta una terza classe, quella dei giovanetti. Sono numerosi gli scritti dei Padri della Chiesa che esortano i cristiani a resistere alle infatuazioni dei ludi agonali. La tregua sacra, dunque, come l'ha ben definita lo storico Manfred Lammer, può essere considerata "una proclamazione, formalmente concordata, di inviolabilità delle regioni ove si svolgevano le feste religiose ed i giochi ad essi collegati e di incolumità di tutti coloro che vi prendevano parte: atleti, allenatori, delegazioni e spettatori". by MARCUCCI Carlo - SCARINGI Carlo - (ISBN: ) from Amazon's Book Store. La loro condotta fu aspramente censurata, ma venne giustificata dagli storici per l'evidente stato di soggezione in cui versavano nei confronti dell'illustre concorrente. I primi ritrovamenti sicuri del tempio di Zeus furono merito, nel 1829, della Expédition scientifique de Morée, operante al seguito delle truppe francesi alleate dei greci nella guerra di liberazione contro i turchi: in sole sei settimane di lavoro, l'architetto Abel Blouet e i suoi collaboratori liberarono l'area del tempio, individuando tutti i principali elementi di fondazione e recuperando, tra l'altro, i frammenti delle metope che ora sono esposti nel Museo del Louvre di Parigi. Le regole del combattimento, molto rigorose, sono attribuite a un atleta siciliano di nome Orikadmos. Organizzati nella valle solitaria ove sorgeva il Tempio di Zeus Nemeo, a metà strada tra Fliunte e Cleone, si ritiene fossero già esistenti prima del 1° millennio a.C. Dopo una lunga stasi, nel 572 a.C. le celebrazioni furono ufficialmente ripristinate e riorganizzate come feste panelleniche. Si deve notare, però, che nel proporre la sua ginnastica come l'unica forma di attività fisica capace di produrre innegabili benefici, Galeno biasimava gli eccessi dell'agonismo specializzato che, praticato senza il controllo medico, procurava danni irreversibili alla salute. Questo consesso onorifico, altamente elitario, era composto in origine da sacerdotesse, scelte una per ciascuno dei 16 villaggi dell'Elide tra le donne anziane più stimate per dignità e reputazione. Nella specialità contava molto, oltre alla forza fisica, l'abilità. a.C., è di circa 5 kg ma le sue dimensioni e la dedica agli dei del pentathleta Asclepiade di Corinto che vi è incisa fanno ritenere che si tratti di un dono votivo. Ma, ovunque, gli ingredienti di base delle celebrazioni erano gli stessi; da una parte i riti religiosi con le processioni, i sacrifici, le offerte votive, le preghiere; dall'altra, le feste agonistiche con i loro giochi. Nel 338 a.C. Filippo II il Macedone sconfisse la coalizione greca guidata da Atene e marciò contro il Peloponneso. Le corse con i carri, che non comparivano nel programma della prima edizione, furono inserite nel 582 a.C. Il primo vincitore fu Clistene, tiranno di Sicione, tra i protagonisti nella Guerra sacra. Questi esercizi furono riprodotti spesso nell'arte cretese. Pausania, che pure dedica due libri alla descrizione dei Giochi Olimpici, fornisce solo poche informazioni su quelli Istmici. Particolarmente efficace doveva essere la 'presa al corpo' se nel repertorio delle doti attribuite a tale Aristodamos, vincitore nella XCVIII Olimpiade, figurava la corporatura gigantesca che gli consentiva di sfuggire ai tentativi degli avversari di cingerlo alla vita. Tale impronta trovava aderente rappresentazione nell'abbigliamento dei protagonisti: i giudici e i concorrenti indossavano, in segno di lutto, indumenti scuri; anche i riti avevano caratteristica preponderante di culto funerario. Sembra che ogni turno eliminatorio fosse formato da quattro atleti, ma non ci sono elementi certi per convalidare questa tesi. L'ippodromo, le palestre, le foresterie per i concorrenti e per gli ospiti illustri fecero la loro comparsa man mano che il programma delle gare andò arricchendosi. Filostrato scrive che il pugilato consisteva soprattutto nel portare i colpi contro il viso dell'avversario e quindi un segno distintivo molto apprezzato della bravura di un pugile consisteva nell'avere un volto con poche cicatrici, che era prova dell'abilità nello schivare attacchi. Lotta dei ragazzi (632 a.C.-97 d.C.): molti grandi lottatori dell'antichità, come il celebre Milone di Crotone, si cimentarono ai Giochi sin da giovani. I conducenti ricevevano come riconoscimento solo una benda di lana, con la quale si cingevano la fronte. Quadriga (téthrippon; 680 a.C.-241 d.C.): costituiva la gara più spettacolare e che suscitava maggiore entusiasmo. Le aiutanti delle sedici sacerdotesse, che sovrintendono all'organizzazione dei Giochi, sono a loro volta donne sposate. L'avanzamento delle gambe è corretto. Solo due città, Megara e Sicione, facevano parte della madrepatria. Chiunque avesse qualcosa da pubblicizzare si recava presso la città che divenne, così, anche un importante centro di diffusione della cultura ellenica. Il primo, per il quale la fonte principale è costituita dai poemi omerici e dalle rappresentazioni del 6° e 5° sec. Se due lottatori finivano fuori del recinto, i giudici sospendevano il combattimento e riportavano gli atleti sul terreno di gara. La cerimonia di premiazione doveva costituire un momento particolarmente emozionante, al punto che un olimpionico di nome Eneto si accasciò, fulminato dalla gioia ai piedi del tempio di Zeus mentre veniva incoronato, e che il filosofo Chilone fu stroncato dall'emozione mentre assisteva alla premiazione del figlio. Le leggi olimpiche erano integrate da una serie di disposizioni giuridicamente subordinate, che prendevano il nome di regolamenti. Il mondo greco attribuì un grandissimo valore alle vittorie conseguite dai giovani, ritenendole, simbolicamente, un benaugurante auspicio per il futuro delle genti e delle pòleis alle quali essi appartenevano.La fine dei giochi. Gara per suonatori di tromba (396 a.C.-217 d.C.): se ne conoscono 30 edizioni, 10 delle quali attribuite a Herodoros di Megara e a Marcus Aurelius Silvanus di Ermopili. L'attenzione che moderni ricercatori e archeologi hanno dedicato all'argomento negli ultimi due secoli ha consentito di integrare ulteriormente le liste antiche, anche se il loro completamento resterà sempre un'utopia. Va anche tenuto presente che le fonti relative ai secoli prima di Cristo, molto articolate e ricche di informazioni, contrastano con il poco che è stato tramandato sui Giochi in epoca cristiana.

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