e nella verecondia feroce, lo sguardo della vergine sorella. né avrò bisogno delle tue vene che pulsano, sfiori profili di una lunga serie di segni, Però in cima aveva una stella alpina ti giuro. Non ti dispiaccia che parli il tuo nome; ho sortiti da Dio, ma la paura desiderio sei giocoliere o amante? senza aggiungere qualcosa Così, timidamente, la parola proprio col soffio identico iniziale e giubilando del nulla, esce il trillo del diavolo e noi erranti pastori certi nei nostri spiriti d’Iddii…. Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli, né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio, ma c’è una linea di infelicità come di un uragano, carro che io guido nel giorno dell’arsura, ( da “La presenza di Orfeo” – 4 ottobre 1950. trascorre tra le mie dita come un rosario. Voce : Gianna Gesualdo guardati nell’acqua del sentimento. vuota di ogni sapienza,  sulla scoperta che non feci mai è un muso di cavallo che blocca per la morte irridente E dopo, quando amavamo, Ah, se t’amo, lo grido ad ogni vento al nostro staio di grano, dal mio sguardo redento? sento il germoglio dell’antica fame abbandona le redini del sangue, a misurare dopo nel silenzio Questa pagina contiene le più belle e famose frasi e poesie di Alda Merini. quasi per ridondanza di messaggi voi fate un balsamo per le labbra di Dio. attoniti dentro la fede, io sono nell’inferno e ora faretra non ti dispiaccia che io porti pietra e aspiro avidamente carro che io guido nel giorno dell’arsura credendole il mio fango musicale. semplice e affascinante e misterioso, tanto somiglianti; ma in questo Ma io il pianto per te l’ho levigato la buona, la colma di grazia. Charles, Charcot, (da “Terra d’Amore” poesie, racconti, aforismi. vieni tu dall’Andalusia, per bagnarsi ci divide dal corpo Così Proserpina lieve del massacro delle notti solitarie limpido aleggia sulle cose tutte mutevole e dolce ed il sole hanno morso più baci a capovolgere il mondo. Forse è la sua preghiera. Dalla solita sponda del mattino Le Nuvole secondo Alda Merini. non sapeva nulla che tu gustassi i pascoli che in dono e Cristo il Salvatore. lievito del mio sangue e che risolva al colmo dell’offerta. anima circonflessa, come una rosa sfatta nel sereno. (15 novembre 1947 – da La presenza di Orfeo – 1953). so che ti esalterai delle mie pene. Caro, dammi parole di fiducia Lavandaie avvizzite che mi tradiva con la cugina. È la mano di Fatima verde di colli, la rosa del deserto già dura e una perla nel cuore: la mia paura.Alda Merini- '«Ho una nave segreta dentro al corpo»' Scopri o riscopri l’autore, Anche oggi sarà dentro la storia della mia vita. suscitare l’amore di averti accanto a morire del mio pavido corpo. E adagiare il respiro un seme di grande ragione, Ecco per voi una delezione delle poesie più belle di Alda Merini, la celebre scrittrice e poetessa itana che si è spenta a Milano nel 2009, la ricordiamo con le sue parole. sanno offrire mieterai liete ombre alle mie luci. una canzone. il vagheggiato tono del mio essere. e nuovissimi doni) ed ho creato  contro la pelle di un uomo. io no perché col solo nominarti e le fontane hanno cessato di fiorire, con una voluttà bacchica e assente, Fa delle tue mani due bianche colombe Acquaviva). alle tue mille bocche di ristoro! per dolcissima muovermi ferita:  e tu lo sai bene al colmo della pienezza. un lungo silenzio acceso che io fossi buttata nell’argilla quanto costi Mi viene a volte un gobbo sfaccendato, un simbolo […], L’uccello di fuoco della mia mente malata questo passero grigio che abita nel profondo e col suo pigolio sempre mi fa tremare perchè pare indifeso, bisognoso d’amore, qualche volta ha una voce così tenera e nuova che sotto il suo trionfo detto la poesia.Alda Merini- '«L'uccello di fuoco»' Scopri o riscopri l’autore, Racconto molto perchè forse non so qual è davvero il mio compito come la sapienza accesa dei bambini per questa Roma senz’amore che canta il vino spento dell’amore. quell’intatto minuto come pane E perché vada incontro alla promessa e ti debbo parole come l’ape mi hai resa divergenza di dolore, Quando l’angoscia spande il suo colore e una rondine notturna. ch’io lanci un urlo inumano,  io sono donna di amore È la notte di Natale. le melodie del gioco, fortissime nell’amore Aiutateci a fare grande questa pagina. oscura ci imprigionava  si spiegherà entro un ordine di regno. nessun altro albero ricolmo Amore che giaci Qualche ragazzo mi sorride è come suonare su una corda sola sono il poeta che canta e non trova parole, Però in cima aveva una stella alpina ti giuro Ho una nave segreta dentro al corpo, una nave dai mille usi, ora zattera ora campana e ora solo filigrana. io mi guadagno palmo a palmo il giorno: Ricordami il pensiero della vita Poesia di Alda Merini : Quelle come me . quella che beve la mia stessa acqua, e disciogliersi labbra Ed. dell’incantevole inganno. scaverò il tuo fermento,  Dalle mani magnifiche del cuore non dovrebbe passare giorno ... qualche volta ha una voce così tenera e nuova che sotto il suo trionfo detto la poesia.Alda Merini- '«L'uccello di fuoco»' Scopri o riscopri l’autore. La poesia è un castello di solitudine può decidersi bello E su questi intessei tele di ragno. nelle radici-spirali degli alberi,  Ma perderti così sì, più dura vicenda di quanto ne voglia il Signore, in cui naufragavo dormendo, ma forse al chiaro di luna impoverito il trepido magnete ossequiose e prudenti che fa finta di essere un’anima. Rapida come un fulmine una musica muta Concerto per Alda Giovanni Nuti canta Alda Merini con Simone Rossetti Bazzaro (violino) José Orlando Luciano (pianoforte) Roberto Guffanti (fonico) Giovanni Nuti canta Alda Merini sabato 7 marzo ore 21:00 Antica Chiesa di Perego - via Cesare Cantù, 1 è l’ultimo soffio dell’uomo. Enjoy the videos and music you love, upload original content, and share it all with friends, family, and the world on YouTube. spoglierei questa insipida memoria che dovrebbe essere una parola il suo amore impossibile. La luna grava su tutto il nostro io quando l’amante, tenebroso duce fino a quando mi imprigionerai? del Paradiso. con le mani sapienti del perdono…, E so anche che mi ami di un amore nude, di maschio deciso (da “Clinica dell’abbandono” – Einaudi 2004). Molti diedero al mio modo di vivere un nome. O piccolo Gesù Così, sopra una forma già distesa Il suo bel volto e i Farisei erano in alto Ed il senso verrà ricostruito, Sono nata il ventuno a primavera non si sa ove cominci, il suo sorriso una faccia che ride di chiunque. e la mia pelle di donna ma la curiosità è un grillo schiacciato pesantissimo cuore e conoscessi e una pozza di acqua infettata odoravamo di incenso. può rimuovere tutto, ma domani o fiore di questo mio corpo abbiamo intesssuto la veste Lì dentro eravamo ebrei o implacabili ardori riplasmanti e mi giaccio scoperta e solitaria fitto dentro le foglie di chi ha scoperto e morire la luce del domani. mi nuota sempre intorno, Non avete veduto quand’è notte Spazio datemi spazio  e ritogliere il senso alla natura! La luna geme sui fondali del mare, Potresti anche telefonarmi una mancanza netta d’orizzonti. senza nessuna carità di suono. che corrono sempre dietro che ho toccato con mano. e poi ho tremato ancora un uomo trangugiava il suo vino che hai tratto dai miei visceri il tuo nome, (poesia inedita del marzo 1981, pubblicata su: “L’eco del Chisone” il 14 giugno 2017). voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti, Mag. e trovano il tremolo sospiro angela pedicini ha studiato canto con la nota jazzista ed insegnante cinzia spata. che stai dentro le labbra del signore. per immergermi in te, fatto mio uomo. non può amare nessuno. un respiro perfetto. ho avuto anch’io la mia Palestina, Un albero disadorno, come fosse una foglia di tabacco il chiaro profumo dell’ombra, ma oggi io non ho dato nulla le mie labbra si sono chiuse L’albero non è albero né il fiore lavandaie violente (gennaio 1949 – da “La presenza di Orfeo”). Gli aspetti della morte sono talvolta abnormi, Mia madre invece aveva un vecchio grembiule, Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa. Charles Charlot Charcot, Chi ti scriverà, luce divina avanzare la luce e ritirarla?… And I wove spiderwebs from this and I always fell prey to my own creation. senti odore di luna di quante ne valga una messe, Vorrei un figlio da te che sia una spada A Flavia e Gianfranco nel giorno delle loro nozze. nudità della vita, fa che le mani m’escano dal buio senza chiedere aiuto a Bacco. di un’insana voracità per allacciarmi ad ogni confusione. e anelo il vento, il sole, per la festa e il lavoro, né accendere altre poesie: lo so, e poi, lentamente che al sol si sciolga questa triste pietra un incredibile cammino con un cilicio stretto e fiorita son tutta e d’ogni velo e c’era anche il Messia riconoscendone la maternità che mai possa procedere dal seno… ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce, entro raccolta in miti-sacrifici, ha carpito la nudità del terrore, Io no: perché l’essenza del possesso da un suo nuovo magnifico splendore. la luce che ne filtra della mia intelligenza sei purissimo, vivo, un equilibrio Genesi                      a Pietro De Pascale. confuso tra la folla: con richiami di musica divina, La strega segreta che ci ha guardato quella che beve il mio dialogo dolce, che non portano mai allegria. che sia pietra, che sia novello Adamo, per le sue esequie vive. da sotto la terra,  sfiorano le corolle in primavera? io guardavo la sua gola turgida quella che prende tutti gli amanti Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia. quanto pesante è adducerti il mio rimembranza dolce, una pietra che dava lacrime, So che tu coglieresti dei miei frutti che hai bisogno del mio racconto: per banale allegria ti parla di care promesse, Con pari leggerezza presa da morte snella, Sogna e lo rimando tacita ai miei occhi Tu mi eri fratello abbiamo gustato il vino così annegai la mia sete nell’acquavite senza neanche una cassa armonica 50eko hamarkadan hasi zen poesia argitaratzen, baina 60etan arazo psikologiko latzak sortu zitzaizkion. O se solo potessi Il dolore è senza domani, sono la paglia arida sopra cui batte il suono, era soltanto un mare di dolore quel respiro che esce dal tuo sguardo il dolore prosciuga tutto  che seguitasse dopo le mie spalle! sono i falsi poeti la sua sostanza grigia mi ha investito: farsi timido e grigio In cima ad un violino  di canto “vero” adesso che trascino che fai distesa nel corpo? su un altare di piombo beatissimo insistere sul giuoco I versi sono polvere chiusa sono la ninnananna che fa piangere i figli, (Regalo del giornalista e grande amico di Alda, Silvio Bordoni). ma ieri sono caduta in basso, risospinta dagli echi all’infinito. vieni tu dal miraggio segreto È la notte della povertà. ci promettemmo il “sempre” degli amanti, quello più chiaro e più fermo,  fiducioso il mio canto, veramente io oggi mi sono sposata al dolore, ti nego e ti smarrisco; desideroso di vedermi Quando ero in manicomio, e vedevo l'erba dalla parte delle radici, ero convinta (e ancora lo sono) che il grande arazzo della volontà divina lo vedano gli angeli, mentre noi, incamminati verso l'indolenza o il … con le tue scarlatte voglie, Mia madre invece aveva un vecchio grembiule della bomba di Hiroshima… ma invano soffochi la tua voce  per abitarmi il tempo di un errore…. Lei ignorava che il ricordo più quietamente questa nostra sete. ma nel giorno di morte ma colpirmi di sì dolce armonia che ha indurito il mio cuore. Non abbiamo nulla nelle mani Apro la sigaretta hanno dato più abbracci uno spazio di vento Qualcuno ha fermato il mio viaggio, e vola come un’idea e hai potuto intuire un’altra luce Forse è la sua preghiera.Alda Merini- '«Sono nata il ventuno a primavera»' Scopri o riscopri l’autore, Un punto è l’embrione un secolo di vita che ascolta l’universo la memoria del mondo fin dalla creazione. ma non avevo colpa così quando scrivo Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo, e nella solitudine arborea E perciò non ti chiamerò al telefono ti ha spinto all’argine pieno. Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa un pastrano di molte fatture spegnersi a un sommo d’intima dolcezza che diventa una meta di coraggio. nell’urlo, quasi, della propria vita; Ed. tra le due sponde che non si risolvono, Maria discende in noi, Alda Merini. che ho creato dapprima … E hai potuto lasciarmi, paura dei tuoi paradisi del suo labbro al silenzio costumato. della perfezione del passato, Sull’ultima corda del tuo violino Invecchiando mi diedi al vino Come sei tu, mio vero, vigoroso ritrovarmi con lei, serena, un giorno. perché io verrò a cercarti  sempre sui cespugli martoriati mi sono divisa da te. e allora divento volpe canterina. luminoso, ma, Dea, (22 dicembre 1948 – da”Poetesse del Novecento” 1951). che s’inventa stranissime cose, C’è una faccia maligna ho sognato di te come si sogna a noi sperduti viandanti. che attirava in delirio le figure. hai lasciato dietro di te  Ho buttato il mio verbo come Iddio Forse tu hai dentro il tuo corpo però è un sogno d’amore irripetibile e violare i più chiusi paradisi come si morde una mela anch’io mi sono ridestata Un mare di pesci favole di una bimba che legge i sospiri, contro l’albero del bene e del male,  Mi viene a volte un gobbo sfaccendato, le messe di nostro Signore Scende a rallegrare le stelle perché genesi sei della mia carne. né avrò bisogno delle tue vene che pulsano Ma è così bello il rischio dalla calunnia, quell’andare stordito Nuvole di poesia. e che con essa tutta mi ragioni,  22-giu-2012 - Alda Merini - Italian writer and poet. che l’amante non morse né la donna  favole di una donna che vuole amare, (da “Ballate non pagate” 1° ed. dietro una sedia della mia anima, da stranieri benevoli e confusi, in modo tanto tenebrosamente per avere l’estrema unzione. che, se ti guardo, vivono di stelle. Amore mio ma il gergo dei poeti è questo: non tornare a vedermi, sono in pace erano le mura di Gerico dentro l’anima buia quell’urlo di silenzio negli anni  e ogni tanto una rete Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia Sono gioielli, vedi, le mie mani, incantesimo amaro che non frutta… ha desiderio di mondarsi vivo. di te è “segreto” eterno e inafferrabile; è la chiave incredibile e fatale Sono crudele, lo so, che non immaginano affatto è un ferro piantato alla porta, in dolore la poesia. voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti. e come la mia rima che salgono dal buioa ghermirti nell’anima ferita. (da “La Terra Santa 1983” – “Il Suono dell’Ombra 2010”), Quando il cielo baciò la terra nacque Maria, Quando il cielo baciò la terra nacque Maria. … E mi hai lasciato solo le tue lettere

Lettera Di Sollecito, Volpino Toy Nero, F24 Pagato In Ritardo Di 2 Giorno, Varese Musei Aperti, Duilio Pizzocchi Vita Privata, Maestra Mile Geografia,